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martedì 30 settembre 2014

Il calendario di Cometa di ottobre 2014
ovvero
Chi è lo squalo?

"Lo squalo", del 1974, è stato il libro più celebre dello scrittore americano Peter Benchley (titolo originale "Jaws", ovvero "fauci"). Da questo libro Steven Spielberg trasse, l'anno successivo, il film omonimo. Dagli anni '80 fino alla sua scomparsa lo scrittore si dedicò al tentativo di cancellare l'immagine di mostro assassino che il libro e il film avevano attribuito allo squalo. Basterebbe questo fatto a farci capire che lo squalo è solo un'altra vittima del vero, unico e garantito mostro assassino che vive sulla faccia della terra, cioè l'uomo.

In effetti può capitare che lo squalo, soprattutto lo squalo bianco del film e della foto del nostro calendario (Carcharodon carcharias) attacchi l'uomo, quando nuota e perfino quando si trova su una piccola imbarcazione, ma il fenomeno è ben poco frequente: l'ISAF (International Shark Attack File, un database che censisce gli attacchi degli squali in tutto il mondo) riporta, per il periodo tra il 2001 e il 2006, circa 5 morti annuali per attacchi di squalo "non provocati" (ovvero tu te ne stai lì tranquillo a nuotare, arriva lo squalo e ti divora). Per dare un'idea della bassa probabilità di un simile evento basti pensare che negli ultimi 50 anni negli Stati Uniti, sulle cui coste vi è un'elevata concentrazione di squali bianchi, vi sono stati in tutto 25 morti dovuti ad attacchi di squalo contro 1930 morti dovuti a fulmini: insomma, andare al lavoro in bicicletta è molto più rischioso che non nuotare in una mare infestato dagli squali.

Tuttavia esistono almeno due episodi, precedenti il film di Spielberg, che hanno contribuito al fissarsi dell'icona dello squalo come animale malvagio, prima nell'immaginario collettivo americano e poi in quello mondiale, dove la figura dello squalo assassino di Spielberg ha trovano un terreno già preparato e fertile. Il primo episodio avvenne nel New Jersey nel luglio 1916, e vi persero la vita quattro persone. Il secondo, più famoso, fu l'attacco degli squali ai superstiti dell'incrociatore statunitense USS Indianapolis, affondato da un sottomarino giapponese il 30 luglio del 1945*. Ma il ruolo degli squali in quest'ultima vicenda è controverso perché, in base alla testimonianza dell'equipaggio riportata da Discovery Channel, la maggior parte dei caduti fu dovuta a spossatezza, esposizione agli elementi, ingerimento di acqua salata, e non agli squali. E' interessante osservare, a riprova di come un mito si alimenta con l'aiuto dei media, che fu proprio l'attacco del 1916 ad ispirare a Benchley il romanzo sugli squali e che nel film che Spielberg ne trasse uno dei protagonisti - Quint, il cacciatore di squali - è proprio un superstite dell'Indianapolis.

Da sempre, ma soprattutto negli anni recenti, l'uomo ha reso difficile la vita allo squalo: mediamente vengono uccisi ogni anno, per fini alimentari o per il puro divertimento dei pescatori (perché mai ci battiamo sempre solo contro la caccia e non contro la pesca?) 38 milioni di capi, e dal 1950 al 2000 il numero degli animali catturati è triplicato. La carne di squalo è considerato un alimento comune in molte nazioni del mondo, tra le quali spiccano il Giappone e l'Australia. In India si consumano soprattutto squali di piccole dimensioni e cuccioli, per la tenerezza delle loro carni. Per una porzione di zuppa di pinne di squalo (che vengono prelevate con una lama rovente dall'animale ancora in vita) un ricco cinese è disposto a spendere 500 dollari, perché in Asia esiste la diffusa credenza (priva di qualunque supporto scientifico) che questo piatto prevenga il cancro e l'artrite. Secondo lo scienziato T.I. Walker negli ultimi anni alcune specie hanno registrato una diminuzione del 90% e molte altre sono diminuite del 70%.

Un recente studio dell'università di Stanford stima che il numero degli esemplari di squalo bianco ancora in vita non superi le 3500 unità in tutto il mondo, il che rende la situazione talmente drammatica che la CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) ha inserito lo squalo bianco tra le specie protette e leggi specifiche per la sua difesa sono state promulgate in Sudafrica, Namibia, Israele, Malta, Italia, California, Florida, Nuova Zelanda e Australia. Quest'ultimo paese ha messo a punto anche un piano di recupero globale dei grandi squali bianchi ancora presenti nelle sue acque. Anche altre organizzazioni internazionali, come la IUCN, hanno inserito lo squalo bianco nella lista delle specie protette.

Bene, chi è lo squalo?

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(*) l'episodio dell'affondamento dell'Indianapolis è una di quelle vicende in cui la Storia (sì, proprio con la S maiuscola) sembra voler pareggiare i conti tra vincitori e vinti. Quando fu affondato, questo incrociatore tornava da una missione in cui aveva trasportato da San Francisco a Tinian, vicino alle coste giapponesi, l'uranio necessario ad assemblare la testata atomica che venne poi sganciata su Hiroshima. Sulla rotta per le Filippine il sommergibile giapponese I-58 lanciò verso l'indianapolis, che viaggiava priva di scorta, una salva di siluri, due dei quali la centrarono. Dei tre SOS lanciati dalla nave americana e ricevuti dalle stazioni di soccorso uno fu ignorato perché il capostazione era ubriaco, un altro perché il capostazione aveva ordinato di non disturbarlo e il terzo perché il segnale venne classificato come un falso inviato dai giapponesi. Anche i razzi di segnalazione avvistati da un aereo militare americano che si trovava in zona furono ignorati per un problema burocratico, finché - giorni dopo l'affondamento - i superstiti vennero visti da un altro aereo in volo di pattugliamento, che lanciò delle zattere gonfiabili dotate di boe sonar, che i naufraghi non furono però in grado di azionare. A rendere ancora più tragica la vicenda vi fu il fatto che, nel tentativo di rallentare l'affondamento, si decise di bloccare alcuni boccaporti interni alla nave per rallentare il flusso dell'acqua da un compartimento all'altro; ma non tutti i marinai fecero in tempo ad evacuare i locali che furono sigillati, e vennero così sacrificati volontariamente. In conclusione, dei 1196 membri del' equipaggio solo 316 vennero recuperati. Il comandante Charles Butler McVay venne sottoposto a processo con l'accusa di aver messo a rischio la nave "rinunciando a zigzagare", ma fu assolto (in effetti era innocente) e reintegrato in servizio. Tuttavia il clima di linciaggio morale - soprattutto interno alla sua famiglia, una dinastia di ufficiali di marina - lo spinse al suicidio.

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