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lunedì 30 novembre 2015

Il calendario di dicembre 2015

Vi siete mai chiesti chi sono i cacciatori italiani?

Cometa ha tentato di dare una risposta a questa domanda, consultando varie pubblicazioni di facile reperibilità in rete, tra cui documenti istituzionali quali gli annuari dell'ISTAT.

Emerge un ritratto non poco preoccupante: lo stato italiano consente a circa 700 mila individui (grazie a Dio sempre di meno: vent’anni fa erano un milione e mezzo) di girare armati, di entrare nelle proprietà private, di sparare con armi che hanno poco da invidiare alle armi da guerra. E fin qui è cosa nota. Ma ciò che impressiona è che la maggioranza di questi individui ha tra 70 e 80 anni d’età: possiamo ben immaginarcela questa armata di vecchietti col pannolone, traballanti e miopi, che si trascina tra boschi e campi puntando il fucile a caso e sparando a tutto quanto si muove (compresi i loro colleghi). Eppure questi zombi sono lasciati liberi di seminare ogni anno sul territorio italiano circa 20 mila tonnellate di piombo; piombo che si deposita sul terreno contaminandolo, che si accumula nella frutta e nelle verdura che mangeremo, che viene ingerito dagli animali; la conseguenza di questa dispersione del piombo è una malattia spesso letale: il saturnismo (che - per inciso - è una malattia professionale degli addetti alla preparazione delle munizioni da caccia). Così al danno agli animali si somma il danno all’ambiente e alla salute di tutti noi.

Bene: in Piemonte i cacciatori, i tanti vecchietti e i pochi giovani esaltati, sono circa 40 mila, uno sparuto gruppetto, meno dell’1% della popolazione. Ciò nonostante sono in grado di spingere l’amministrazione regionale a decisioni dissennate come quella di sopprimere qualche centinaio di volpi nel novarese. La giustificazione di questo massacro? le volpi predano lepri e fagiani sottraendoli così allo spasso sanguinoso dei vecchietti armati. Giustificazione non solo ridicola ma anche falsa: già trent’anni fa una ricerca tedesca dimostrava che lepri e fagiani costituiscono meno del 2% dell’alimentazione delle volpi.

In altre aree dove è stato preso un analogo provvedimento, basato sulla stessa assurda motivazione, la mobilitazione di animalisti e semplici cittadini ha costretto le autorità locali a ritirarlo (come a Pisa nel 2014). E anche laddove sono stati effettuati gli abbattimenti “non si è risolto nulla perché i ’vuoti’ sono stati riempiti da animali provenienti da zone vicine e le stesse femmine hanno istintivamente prodotto più cuccioli” (come leggiamo sul sito del veterinario e giornalista emiliano Oscar Grazioli).

In più il provvedimento piemontese è aggravato da particolare crudeltà: si legge nella determina della provincia di Novara che la soppressione delle volpi può avvenire con “interventi mirati alle tane, preventivamente localizzate, con l’ausilio di cani particolarmente addestrati”, il che significa che il volpacchiotti verranno sbranati dai cani. A questo proposito si richiama la sentenza del GIP del Tribunale di Ferrara che ha commentato “non è chi non veda o non reputi che tale modalità di uccisione dell’animale e dei suoi cuccioli sia estremamente crudele e provochi all’animale sofferenze prima del sopraggiungere certo della morte”.

E per finire, visto che di qui a un po' festeggeremo la nascita del Bambin Gesù, un piccolo commento: che ci piaccia o no, anche se facciamo di tutto per dimenticarcelo, noi siamo un Paese cristiano e cattolico; e allora perché non ricordare ai cacciatori, anch'essi in maggioranza cattolici, che gli animali che uccidono non solo sono creature di Dio, ma hanno in sé qualcosa della divinità da cui provengono: "c’è nell’uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio ed allo Spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi" ha sancito papa Giovanni Paolo II.

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