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domenica 28 febbraio 2016

Il calendario di Cometa di marzo 2016:
combattiamo il TTIP

In questi giorni si è svolta a Brussels la dodicesima riunione preparatoria del Trattato Commerciale Transatlantico (Transatlantic Trade and Investment Partnership, in sigla TTIP), un accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione Europea. I mezzi di informazione istituzionali ne parlano poco o non ne parlano affatto, e anche sui mass media non allineati si trovano poche notizie.

Per quanto si sa, il trattato ha come obiettivo la creazione di un mercato unico sulle due sponde dell’Atlantico esteso allo scambio di merci e servizi e agli appalti pubblici, in modo da garantire alle imprese non europee (e negli USA alle imprese non americane) “un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco”. Come dire, ad esempio, che se un amministratore pubblico italiano vuole costruire un acquedotto allora la gara d’appalto deve essere aperta non solo ai fornitori italiani e europei (come ora) ma anche a quelli americani (e viceversa). Gli interessi in gioco sono elevatissimi: il creando mercato unico sarebbe costituito, dalle due parti dell’Oceano, da 820 milioni di consumatori e coinvolgerebbe nazioni che, tutte insieme, sviluppano quasi il 50% del PIL mondiale. E fin qui il TTIP potrebbe sembrare una semplice evoluzione del processo di globalizzazione.

Come può essere catastrofico un semplice accordo commerciale, per quanto importante? si chiede perplessa la gallina del nostro calendario.

Non a caso quasi tutto il materiale che riguarda le clausole dell’accordo è mantenuto accuratamente segreto (perfino i nostri parlamentari non hanno accesso ai documenti del TTIP). Ciò che si conosce è che l’accordo prevede anche una clausola detta “di tutela degli investimenti”: nessuno stato nazionale potrà opporre i suoi interessi a quelli di una singola impresa; quindi se un’impresa, tipicamente una multinazionale, ritiene che le leggi di uno stato aderente al trattato siano in contrasto con i propri interessi, può citarlo in giudizio di fronte a una corte internazionale.

Non serve un genio dell’economia politica per capire le conseguente nefaste che deriverebbero dalla sottoscrizione definitiva del TTIP. Gli USA sono molto più forti e globalmente più ricchi dell’Europa (anche perché hanno mantenuto una politica monetaria espansionista mentre l’Europa ha inventato il mito dell’austerità, che ha reso tutti più poveri e improduttivi). Viceversa l’organizzazione sociale americana è molto meno garantista di quella europea: non esiste assistenza sanitaria né previdenza sociale pubblica, gli USA hanno ratificato ben poche delle convenzioni mondiali sui diritti del lavoro, non esistono proibizioni verso l’uso degli OGM o particolari obblighi di tracciatura degli alimenti e in generale ben poche sono le norme e gli obblighi cui è sottoposta l’iniziativa privata. Di conseguenza il costo del lavoro è più basso.

Basta questo per dire che, se il trattato venisse concluso, le nazioni europee importerebbero di fatto il modello socioculturale, politico e produttivo americano, con abolizione della sanità pubblica e dell’assistenza sociale, con riduzione dei diritti dei lavoratori, con perdita della qualità agricola e zootecnica, con danni imprevedibili al territorio e al tenore di vita dei Cittadini. E se un Paese osasse varare una legge che, ad esempio, vietasse le coltivazioni OGM, qualunque multinazionale del settore agroalimentare potrebbe fargli causa e costringerlo ad abolire le norme che contrastano con i suoi interessi. L’Italia, in particolare, dove buona parte dell’economia è legata al settore della qualità alimentare e basata sulla difesa dei relativi marchi (DOP, IGP, …) verrebbe irreparabilmente danneggiata e completamente snaturata nella sua cultura di base.

In estrema sintesi il TTIP costituisce il tentativo più articolato ed evidente di trasformare il mondo delle nazioni nel mondo delle multinazionali e i Cittadini del mondo in sudditi consumatori: senza diritto alla vita, al lavoro, alla salute. Chi ricorda il genio profetico di Herbert Marcuse?

Chi volesse saperne di più, chi sentisse il dovere di manifestare il proprio dissenso e la propria resistenza a questo evento apocalittico può trovare molto materiale a questo indirizzo.

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