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venerdì 30 giugno 2017

Il calendario di luglio 2017

Abbiamo voluto aprire il nostro calendario di luglio con una citazione lirica, una celebre poesia di Montale. Ma è stata forte la tentazione di ricorrere a un proverbio latino ‘Formicae inest sua bilis’, perché questa frase, tradotta in italiano, ha conosciuto una incredibile diffusione, prima a opera di Marcello Marchesi e poi come titolo del libro degli umoristi Gino e Michele (‘Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano’) che è best seller da quasi trent’anni.

In effetti la Formica rossa (ovvero la Formica rufa, che è un complesso di specie, tra cui Formica lugubris, Formica acquilonia, Formica polyctena e altre 300) è di carattere piuttosto difficile: aggredisce senza pietà le altre specie che invadono il suo territorio ma non esita a impiantare le sue colonie nei loro formicai. E anche con le sue consanguinee non si comporta molto educatamente: dopo le nozze, quando si tratta di costituire nuove colonie, litiga spesso e volentieri con i vicini per occupare la posizione migliore.

Siamo lontani dall’aggressività di molte specie tropicali, spesso dotate di pungiglione o di mandibole velocissime (scattano in 0,3 millisecondi e si chiudono con una velocità di 200 km all’ora) o perfino capaci di balzare dall’alto sulle prede, ma è un dato di fatto scientifico che la Formica rufa è l’unica a possedere un serbatoio di acido formico che occupa un quinto del corpo. Oltre che per difendersi (è un liquido che può dar fastidio anche a un essere umano) lo usa per cacciare adottando una temibile strategia di gruppo che gli consente di predare anche animali molto più grandi di lei: cinque o sei formiche immobilizzano la vittima con le mandibole e una di esse lo innaffia con l’acido.

Il mondo delle formiche è vasto (almeno 12000 specie classificate) e affascinante: sono insetti molto antichi, apparsi sulla terra più di 150 milioni di anni fa, evolvendosi dalle vespe, con le quali condividono ancora oggi molte caratteristiche soprattutto sul piano del comportamento sociale. Hanno dedicato tutto questo tempo ad adattarsi a differenti ambienti, sviluppando organi, modalità di caccia, di allevamento, di apprendimento, di comunicazione, di mimetismo diversi da specie a specie. Alcune sono in grado di collaborare con altri organismi viventi, sulla base del reciproco vantaggio, magari selezionando gli amici preferiti (è il caso della formica amazzonica Myrmelachista schumanni, in grado di uccidere alberi non graditi per favorire la crescita di altre specie di piante entro le quali localizzare più favorevolmente le colonie).

Al di là di queste differenze, tutte le specie di formiche hanno in comune una struttura sociale che non è esattamente un modello di democrazia paritetica: la regina (e nel complesso delle rufe ve ne può essere anche più di una per ciascun formicaio) è l’unica femmina fertile e vive fino a vent’anni occupandosi solo di far l’amore e depositare le uova, le operaie campano al massimo una decina di anni, sempre e solo lavorando, combattendo e nutrendo le larve, i maschietti durano una stagione e non è detto che nel breve tempo della loro vita conoscano le gioie del sesso: durante il volo nuziale la regina vola più in alto possibile e si accoppierà solo coi maschi che riescono a raggiungerla, selezionando così i più aitanti. Anche tra i neonati non vige alcun principio di uguaglianza: le operaie possono deporre uova partenogenetiche, ma queste vengono utilizzate solo per nutrire le larve della regina.

Insomma, non c’è da dubitare che tra le élite finanziarie che negli ultimi anni stanno tentando di prendere il controllo del pianeta vi sia qualche entomologo che vuole imporre anche alla specie umana la struttura sociale della formica: pochissimi privilegiati e tutti gli altri a lavorare duramente per questi soli pochissimi.

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