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lunedì 30 aprile 2018

Il calendario di maggio 2018

Ars gratia artis

La più antica raffigurazione artistica al momento conosciuta* è costituita dai graffiti della grotta di Chauvet (dal nome dello speleologo dilettante Jean-Marie Chauvet che il 18 dicembre 1994 penetrò in un anfratto creato dal fiume Ardèche, nel sud della Francia).

Ciò che stupisce è il fatto che le 500 incisioni scoperte nella grotta, le più remote delle quali databili a circa 30.000 anni fa, rappresentano quasi esclusivamente animali. Il che, oltre a stupirci, dovrebbe commuovere tutti gli amici degli animali: il primo artista della storia del mondo non volle ritrarre se stesso o i suoi figli o i suoi dei, ma gli animali: orsi, bisonti, cervi, leoni, un gufo, rappresentati da soli, in branco, durante la lotta.

Non si conosce lo scopo di queste immagini: forse la grotta era un rifugio di cacciatori, che vollero lasciare una testimonianza di gratitudine agli animali di cui si nutrivano, forse era un luogo di culto, forse (e ci piace pensarlo) solo la dimora di un Cro-Magnon che istintivamente ha sentito il richiamo dell’arte, l’impulso di mettere alla prova la sua capacità personale per produrre qualcosa che non fosse finalizzato che a se stesso (ovvero arte per l’arte, ars gratia artis)**. Si tratta di un artista che di primitivo aveva solo l’epoca in cui è vissuto: le sue opere possiedono tratti modernissimi, efficaci prospettive, vi si intravede abilità manuale e capacità tecnica, ricerca dell’effetto visivo. C’è perfino la sua firma: una delle due immagini che non rappresentano animali è una sorta di murale dove l’artista ha ritratto più e più volte la propria mano, lo strumento con cui ha lavorato; un’opera che, a non conoscerne l’origine preistorica, sarebbe apprezzata anche in un museo di arte contemporanea***.

Se la grotta di Chauvet è la più antica testimonianza del rapporto tra arte visiva e animali, la storia successiva ne è piena: muovendosi verso i nostri giorni la raffigurazione artistica degli animali ci appare un fiume inarrestabile che attraversa tutti i continenti e tutte le culture. Da un certo momento in poi la presenza degli animali si mescola a quella dell’uomo, alla rappresentazione delle divinità, alla simbologia, alla figurazione astratta.

In questo contesto ha senso chiedersi se il tema può essere invertito: benché per millenni si sia ritenuto che la specie Homo fosse l’unica dotata di capacità creativa, e che proprio questa fosse un elemento che distingueva l’uomo dai suoi fratelli animali, solo in tempi più recenti l’uomo ha cominciato a chiedersi se anche gli altri animali non possiedano una sensibilità estetica. Sarà il tema del calendario del prossimo mese.

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* in realtà notizie recenti, ma non del tutto certificate, riferiscono di immagini di animali ancora più antiche, come quelle delle grotte di Sulawesi, in Indonesia, che daterebbero a 40.000 anni fa e della grotta La Pasiega, in Spagna, vecchie di 64.000 anni, quindi create dai Neanderthal. Un recente articolo apparso su Science Magazine riferisce della scoperta di conchiglie utilizzate per mescolare i colori databili a oltre 100.000 anni fa. Si tratta di una situazione in continuo divenire a mano a mano che le tecniche di datazione si fanno più evolute. Per farsi un’idea generale si tenga presente che, a quanto di legge sul National Geographic, la più antica opera d’arte conosciuta sarebbe una conchiglia ritrovata in Indonesia e decorata con motivi a zig-zag da parte di un Homo erectus

** l’ipotesi d’esistenza un artista indipendente ci consente di fotografare un momento decisivo dell’evoluzione sociale, quello in cui i gruppi di cacciatori-raccoglitori si erano talmente organizzati da poter nutrire anche soggetti che non erano costretti a procacciarsi il cibo da soli, ma potevano essere impiegati in attività di valore collettivo (artisti, sacerdoti, produttori di abiti e ornamenti, guardiani del fuoco e simili)

*** la si può vedere sul retro del nostra calendario, insieme ad altri graffiti di animali provenienti dalla grotta di Lascaux e dalla grotta di Altamira, quasi altrettanto antichi di quelli di Chauvet

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