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venerdì 31 agosto 2018

Il calendario di Settembre 2018
Com'è bella la città

A un certo punto della sua storia, in un passato assai remoto, l’uomo ha deciso che sarebbe stata cosa buona e utile vivere in agglomerati sempre più grandi. La città è più facile da difendere di un villaggio o di una manciata di capanne; non è necessario andare lontano a prendere acqua o cibo e le occasioni di lavoro, commercio, divertimento sono più frequenti. Mano a mano che le città crescevano l’uomo vi trasferiva gli animali cui era più legato in termini di utilizzo così come per ragioni affettive: cavalli, asini, galline, maiali, cani, gatti e così via, tutti diventati in qualche modo “domestici”. Altri animali vi si insediavano spontaneamente indotti dall’abbondanza di cibo: topi, scarafaggi, zanzare, …

Gli animali selvatici restavano fuori, magari ne sentivano il richiamo ma sapevano che una volta dentro le mura la loro vita sarebbe stata in pericolo: ogni abitante umano non avrebbe indugiato a tirare una freccia (o, più vicino alla nostra epoca, a sparare) a un lupo, una volpe, un orso, un cervo che avesse osato penetrare nei confini urbani. E avrebbe anche colto l’occasione per far mangiare alla famiglia un po’ di proteine.Facciamo un salto di qualche secolo e arriviamo ai nostri giorni: le città sono sempre più estese, non sono più circondate da mura, anzi il passaggio dall’esterno (campagna, foresta e qualsivoglia ambiente) all’interno avviene senza soluzione di continuità. Gli scarti di cibo sono sempre più abbondanti e a portata di mano (o, meglio, di zampa, di becco); la specie dei cacciatori umani è - per fortuna - in via di estinzione; il traffico urbano è quasi sempre lento e si impara facilmente ad attraversare le strade; le temperature sono meno rigide e non mancano parchi, giardini, interstizi nei muri dove costruire, a seconda della specie, la tana o il nido.

Così succede, in Italia e in tutto il mondo, ovunque vi siano centri urbani, che sempre più animali selvatici lascino il loro ambiente e si trasferiscano in modo più o meno stabile in città.

Oltre all’abbondanza di cibo anche fattori negativi contribuiscono alla ”urbanizzazione” delle specie selvatiche, non ultimo il fatto che l’industrializzazione dell’agricoltura (quella poca residua) porta con sé la devastazione del terreno, dove allignano quegli insetti e quei roditori che sono cibo abituale di molti uccelli. All’opposto l’illuminazione delle strade cittadine attira una quantità di insetti che costituiscono la dieta dei pipistrelli, che in città ci stanno benissimo. E se piccioni e topi sono da sempre animali urbani, è solo da poco tempo che alcuni strigiformi (allocchi, barbagianni, civette, …) hanno scoperto che è più semplice cacciarli nei cieli cittadini piuttosto che altrove. Insomma: si stanno creando nicchie ecologiche che prima o poi arrivano a una situazione di equilibrio, dando luogo a varietà urbane degli animali selvatici che alla lunga diventeranno vere e proprie specie autonome.

La mappa dei nuovi insediamenti italiani - che hanno cominciato a essere studiati sistematicamente da non più di una ventina di anni - è molto diversificata, e ogni città attira e ospita animali selvatici in funzione della sua tipologia urbana. A Roma, ad esempio, le colonie feline da sempre presenti nelle aree archeologiche devono venire a patti con volpi, lepri, falchi; in più il clima temperato e i grandi parchi della capitale hanno consentito la riproduzione e l’insediamento dei pappagalli. Firenze e tutte le città d’arte ospitano falchi pellegrini e allocchi (a Bologna una coppia di falchi pellegrini si è insediata in piazza Maggiore, e ogni anni nascono un paio di piccoli). A Mestre le upupe la fanno da padrone, a Milano e Torino vivono gli aironi cenerini. Il falco grillaio, una specie già considerata a rischio di estinzione, ha stabilito la sua colonia permanente più grande (700 coppie) nel centro di Matera, in una zona di intenso traffico veicolare che non turba questi amabili ospiti.

Intorno a questi fenomeni vanno crescendo diverse iniziative, dalle cassette-nido di Matera al progetto “riconnettimi” che prevede, tra l’altro, la formazione di corridoi di transito tra vaste aree verdi a nord di Milano allo scopo di consentire il passaggio dei ricci. Ma (e c’era da aspettarselo) qualche cacciatore già chiede la possibilità di estendere l’attività venatoria per contenere il flusso degli animali metropolitani: il sogno dei vecchietti col fucile è ora quello di sparare alle volpi e ai cinghiali dal balcone del condominio!

Una valida fonte informativa sulla popolazione selvatica delle città italiane si può trovare nel libro “Vado a vivere in città” del ricercatore e fotografo naturalista Francesco Tomasinelli. Se poi qualcuno dei nostri Amici volesse provare l’emozione di vivere in una metropoli abitata da fauna realmente selvatica, gli consigliamo un soggiorno a Manaus, città brasiliana isolata al centro dell’Amazzonia, dove i due milioni di abitanti umani condividono amabilmente il territorio con un numero infinito di specie (e non si tratta di tranquille volpi o innocui cinghiali).

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