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lunedì 1 aprile 2019

Il calendario di aprile 2019
I CANI NELLA PITTURA

Nessuno di noi sfugge all’imperativo di fotografare i suoi animali domestici. Ma si tratta di una possibilità aperta solo dalla metà dell’800, quando la tecnologia fotografica divenne abbastanza evoluta da consentire tempi di posa ragionevoli*. Tuttavia, ben prima di questo periodo, soprattutto quando - a partire dal XV secolo - lo sviluppo di uno stile di vita più complesso e articolato consentì, per una parte della popolazione, il mantenimento di animali da affezione, le famiglie più abbienti non mancavano di far ritrarre, oltre ai loro membri, anche i loro animali domestici**. Nacque allora una nuova professione, quella del “pittore di animali”, che raggiunse il culmine di diffusione nel XVII e nel XVIII secolo.

E’ pur vero che le élites dell’epoca ricorrevano a ritrattisti famosi (e a rappresentazioni celebrative) le cui opere “animaliste” sono giunte fino a noi, ma è altrettanto vero che, anche se i pittori di animali si trovavano al più basso livello della gerarchia artistica, centinaia di migliaia di famiglie non disdegnavano di appendere alle pareti di casa l’immagine dei loro amici. C’era, in ciò, anche la consapevolezza che la vita del cane, del gatto, del cavallo, dell’uccellino preferito era fatalmente più breve di quella umana e così il ritratto diveniva anche un’àncora per i ricordi, né più né meno che per i ritratti degli avi.

Retrocedendo nel tempo gli esemplari più frequentemente rappresentati sono cavalli e cani (icone in cui il confine tra utilità e affezione era ancora incerto), più raramente gatti e altri animali. Si tratta di un numero incredibile di affreschi, dipinti, disegni, miniature, acqueforti, ben pochi dei quali sono giunti fino a noi: ovviamente quelli dei pittori più famosi e più recenti.

A margine della mostra “Cani in posa” (Venaria Reale, fino al 19 maggio p.v.), il calendario di questo mese vuole rendere omaggio a tutti coloro che hanno deciso di immortalare i loro cani per conservarne memoria e ai pittori che si sono prestati a questa impresa: l’immagine del calendario ritrae il pittore Antonio Ligabue che guarda se stesso mentre dipinge il suo cane; una seconda pagina del calendario apre una breve finestra cronologica sui ritratti del cani. Quanto prima dedicheremo un analogo calendario ai ritratti di gatti.

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* la prima immagine fotografica della storia risale al 1827, è la celebre “Vista dalla finestra a Le Gras” di Nicéphore Nièpce, tuttora conservata: vi si intravede vagamente una casa sullo sfondo del cielo. Per ottenerla l’obiettivo fu mantenuto aperto per otto ore. Nel giro di pochi anni il tempo di posa si ridusse ad alcuni minuti, sufficienti per ritratti umani purché i soggetti fotografati riuscissero a rimanere immobili, spesso aiuati da una sedia o appoggiati ad appositi supporti, ma era ancora impossibile fotografare un animale
** in certi periodi e in certe contrade il mantenere in casa un gatto o un cane poteva comportare il rischio di finire al rogo per stregoneria, poiché si riteneva che l’animale domestico fosse uno spirito che il demonio prestava come a streghe e stregoni per aiutarli nei sortilegi. Nel 1604, Giacomo I d'Inghilterra approvò una legge che dichiarava ufficialmente fuori legge «consultare, patteggiare, invitare, usare, alimentare o ricompensare in alcun modo uno spirito che abbia l'aspetto di un animale»

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